Storia
 

Particolare Chiesa di San Giacomo

Chiesa San Giacomo

La chiesa di san Giacomo Apostolo fa parte del complesso conventuale fondato dall'Ordine dei Domenicani a Forlì nella prima metà del XIII secolo. I reperti recuperati, visibili attraverso le vetrate a pavimento ne documentano le fasi evolutive.

L’insediamento originario era composto da una chiesa piccola e semplice, con aula a tre navate e tre campate, oltre a due cappelle absidali, con annesso convento sul lato meridionale.
Il campanile è sempre stato nella posizione attuale, come confermato da alcuni elementi architettonici gotici.

La chiesa è, nei primi secoli, un cantiere aperto. Dopo la morte del beato Salomoni viene aggiunta l'omonima cappella, posta in adiacenza alla facciata nord dell'aula. Fra il XIII e il XV secolo l'aula viene rinnovata ed ampliata, con l'aggiunta di quattro campate. L'originario spazio tripartito viene modificato in un'unica grande navata, rappresentativa del crescente ruolo dei domenicani e funzionale alla predicazione.

In epoca rinascimentale e barocca la chiesa è interessata da importanti opere di abbellimento, decorazione e arredo, che cambiano l'aspetto interno pur senza alterarne la struttura. E' di questo periodo la ricca decorazione della cappella Albicini.

Agli inizi del XVIII secolo prende il via il cantiere del grande rinnovo, secondo una impostazione neoclassica, essenziale ed assolutamente moderna, di ampio respiro, proiettata nel futuro. L'aula viene ampliata in larghezza, arretrata la facciata, omogeneizzate le cappelle laterali, ricostruito un abside più ampio e monumentale. Gli apparati decorativi a stucco, di notevole qualità e dimensione, sono affidati al luganese Antonio Martinetti. Lo stato attuale è in gran parte frutto dell'intervento settecentesco.

In età napoleonica la chiesa resta aperta al culto e sostanzialmente conservata. Con la restaurazione rientrano i domenicani, ma nel 1867, con la definitiva soppressione da parte dello Stato Italiano, la chiesa viene chiusa, spogliata e trasformata in maneggio militare.
Inizia una fase di progressivo degrado, che culmina con l'abbandono ed il conseguente crollo (1978) di parte della copertura e della facciata meridionale.
Infine, a partire dagli anni '90, il Comune avvia il processo di graduale recupero che ha portato al completo restauro.