Sede e Storia


 

La Pinacoteca civica di Forlì viene costituita nel 1838, per dare organicità e dignità istituzionale all’insieme di opere rimaste al Comune dopo le soppressioni napoleoniche o pervenute in seguito al rifacimento di edifici pubblici e ad importanti donazioni da parte di antiche famiglie nobili forlivesi e da privati.



Dalla sede originaria nel Palazzo della Missione, nel 1922 la Pinacoteca viene trasferita nei grandi saloni con disposizione a T al primo piano del palazzo progettato nel 1720 da Giuseppe Merenda come sede dell’Ospedale della Casa di Dio per gli Infermi.

Dopo la destinazione d’uso nel 1996 del complesso conventuale di San Giacomo Apostolo in San Domenico a sede della Pinacoteca e dei Musei civici e la realizzazione dei progetti di restauro conservativo e di allestimento dello stesso, vengono trasferite dalla sede presso il Palazzo del Merenda le opere che coprono un arco temporale dal XII al XVIII secolo.

Il progetto espositivo tiene conto, compatibilmente con la distribuzione degli spazi disponibili, della sequenza cronologica, superando ogni suddivisione per generi e associando coerentemente ai dipinti su tavola e su tela quelli ad affresco, sculture ed arazzi.



L’itinerario prevede di visitare prima l’ala di destra, con le sale che espongono le opere più antiche della Pinacoteca, dal Trittico con Storie della Vergine e Santi del cosiddetto Maestro di Forlì,  al Corteo dei Magi del misterioso "Augustinus", all’affresco col Pestapepe, alle tavole del Beato Angelico e di Lorenzo di Credi, al monumento sepolcrale del Beato Marcolino di Antonio Rossellino, alla grande Crocefissione di Marco Palmezzano.



Il percorso prosegue nell’ala di sinistra, con le opere di Marco Palmezzano, Baldassarre Carrari, Nicolò Rondinelli, Francesco Zaganelli, la pittura del cinquecento romagnolo e di ambiti culturali limitrofi, fino al manierismo di Francesco Menzocchi, Livio Agresti e Livio Modigliani.

Le restanti sale e la galleria espongono, in continuo dialogo, una ricca documentazione di opere del tardo manierismo e del primo Seicento emiliano e romagnolo.

 


L’ultima sala con l’esposizione della Fiasca con fiori, una delle nature morte più significative nel panorama italiano del Seicento, ascritta ora al catalogo di Tommaso Salini e i dipinti di Carlo Magini e di Nicola Bertuzzi, già nel pieno secolo successivo, anticipa il percorso futuro della Pinacoteca, quando sarà ricostruito e reso fruibile il lato mancante del secondo chiostro e sarà stato completato il trasferimento, nelle sale dell’antica biblioteca del convento, delle opere attualmente conservate presso la sezione della Pinacoteca di Palazzo del Merenda, come la quadreria Piancastelli (punto di raccordo e di richiami fra le diverse scuole regionali e quella pittorica locale), i quadroni seicenteschi e i marmi neoclassici.

La sala ovale ospita infine l'Ebe, celebre opera dello scultore Antonio Canova, massimo esponente del neoclassicismo. 


"Fiasca con fiori" - attribuito a Tommaso Salini

"Ebe" - Antonio Canova