Dal Paleolitico all'Età del ferro

 

Il Museo, che offre un quadro abbastanza completo del popolamento del territorio forlivese dal Paleolitico inferiore al VI-VII sec. d.C., conserva i choppers e i "rimontaggi" rinvenuti nel giacimento di Ca' Belvedere di Monte Poggiolo, che sulla base di indagini multidisciplinari e di datazioni radiometriche e paleomagnetiche, risale a più di 800.000 anni fa. Lo studio microscopico delle loro superfici ha evidenziato la presenza di usure connesse con la lavorazione di materiali morbidi e il taglio della carne.

Il sito di Ca’ Belvedere di Monte Poggiolo è in assoluto una delle più antiche testimonianze della presenza dell’uomo in Europa e pone questa regione al centro del tema relativo alle modalità del primo popolamento del nostro continente.

E’ ben documentata anche la fase finale del Paleolitico inferiore; industrie di tecnica levallois con bifacciali sono distribuite in modo quasi uniforme lungo il Pedeappennino e testimoniano da un lato un’intensa frequentazione del territorio e dall’altro lo sviluppo di una tecnologia litica del tutto innovativa, caratteristica comune ad altri territori italiani ed europei.

I materiali dallo scavo delle strutture insediative di Vecchiazzano documentano fasi del Neolitico medio (presenza di frammenti fittili decorati nello stile meandro-spiralico evoluto della Cultura dei Vasi a Bocca Quadrata, seconda metà del IV millennio a.C.)  e finale (prevalentemente ceramiche dello stile di Diana con elementi propri della fase tarda della Cultura di Ripoli, inizi del III millennio a.C.).

Agli ultimi secoli del IV millennio si colloca anche il sito di Via Decio Raggi, che ha restituito materiali ceramici riferibili ad un orizzonte Chassey-Lagozza; la presenza inoltre di elementi ascrivibili all’età del Rame ne attestano la continuità insediativa.

Accette in pietra verde levigata, martelli litici forati, punte di freccia e pugnali di selce, ritrovati un po' dappertutto lungo le vallate del Montone, del Rabbi, del Ronco-Bidente, costituiscono un buon indice della frequentazione del territorio durante l’Età del Rame e mostrano l'influenza di correnti culturali padane e peninsulari.

Per l'Età del Bronzo i dati, riferibili ad insediamenti ormai ben attestati in pianura allo sbocco dei fiumi o lungo l'asse pedemontano, sono relativi alla fase media e tarda, mentre al Bronzo antico si ascrive il ripostiglio di S. Lorenzo in Noceto, noto fin dal 1678, composto originariamente da quarantun asce a margine rialzato, cinque o sei pugnali a lama triangolare e manico fuso ed un'armilla a verga a sezione poligonale, di cui restano oggi solo due asce e l'armilla. L'insediamento di Coriano si pone fra la fase iniziale del Bronzo medio e le soglie del Bronzo finale; i materiali soprattutto ceramici evidenziano rapporti sia con l'ambiente peninsulare sia con l'area terramaricola; al Veneto e al centro Europa, ed alle problematiche connesse agli artigiani metallurgici itineranti, rimanda la straordinaria forma per fusione in arenaria di un "pugnale lungo" sicuramente usata in loco. Uno dei ritrovamenti più noti è costituito dalla stazione della Bertarina di Vecchiazzano, in cui la maggior parte del materiale, ad eccezione di alcuni frammenti decorati ascrivibili a tipologie appenniniche del Bronzo medio, è inquadrabile nel Bronzo recente, nella facies culturale subappenninica; in particolare i bronzi (pugnale tipo Peschiera con lingua di presa a margini rialzati, pugnale con sporgenza di presa ogivale, spilloni) evidenziano i rapporti con l'area gardesana e terramaricola. La stessa situazione si presenta negli altri insediamenti forlivesi dei Cappuccini e di Villanova.Scarsi i dati relativi alla fine dell'Età del Bronzo ed ancora più rarefatti per i primi secoli dell'Età del Ferro: bisogna giungere alla fine del VII sec. a.C. per riscontrare significative presenze. Opera monumentale della fine del VII - inizi VI sec. a.C., la stele di arenaria scoperta casualmente nelle cave di ghiaia di S. Varano esibisce motivi tratti dal repertorio "orientalizzante": da una parte due capridi affrontati a lato di una palma, dall'altra una sfinge gradiente, alata, con coda e testa di capride. Allo stesso momento culturale appartiene l'importante corredo della tomba di Carpena, che comprende un elmo di bronzo a calotta composita, con tesa decorata a rosette eseguite a sbalzo, ed un pettorale kardiophylax, anch'esso in bronzo, su cui sono raffigurati due guerrieri con elmo, scudo e doppie lance. Connessioni in ambito etrusco e piceno, che questi ritrovamenti permettono di istituire, adombrano una realtà complessa e assai poco nota in una regione, la Romagna, che le fonti storiche ritengono sede degli Umbri. Alla migrazione oltre Appennino di queste genti centroitaliche viene attribuita la facies culturale della Romagna tra VI e IV sec. a.C., a cui si ascrivono i materiali dell'insediamento di Villanova, il ripostiglio di Forlì-Barriera Ravaldino, fibule, arnille, pendagli di bronzo da sepolture rinvenute a Castrocaro, Fiumana, Galeata, nonché i corredi della necropoli di S. Ruffillo di Dovadola (prima metà del V sec. a.C.), caratterizzati dalla presenza di elmi, schinieri e vasellame bronzeo di produzione etrusca.Il sepolcreto di Rocca S. Casciano documenta invece, con le lunghe spade lateniane, la presenza dei Celti alla fine del IV sec. a.C. L'esame degli elementi più significativi dei corredi - l'elmo di ferro con applicazioni in bronzo, la ceramica volterrana a vernice nera, il vasellame di produzione locale - mostra come i Celti abbiano acquisito presto il costume etrusco e si siano integrati con le comunità locali.

 

Chopper

Coperchio di Vecchiazzano

Coriano - forma di fusione

 

Stele di San Varano

Kardiophylax
fine del VII inizio del VI sec. a. C.