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Felicità della Pittura.
pubblicata in data: 03/01/2020
Felicità della Pittura.


Felicità della Pittura.
Edgardo Zauli Sajani da Forlì a Roma
a cura di Marco Nocca


Convento del Carmine di Velletri (Roma)
dal 8 dicembre 2019 al 2 febbraio 2020


 


Il corpus delle opere di Edgardo Zauli Sajani conservate presso i Musei Civici di Forlì sono esposte fino al 2 febbraio a Velletri (Roma) nella mostra  Felicità della Pittura. Edgardo Zauli Sajani da Forlì a Romaa cura di Marco Nocca.  


L’Accademia di Belle Arti di Roma, in collaborazione con il Comune di Forlì, propone nella sua sede di Velletri la riscoperta di Edgardo Zauli Sajani (1874-1944), pittore forlivese, con una mostra nel settantacinquesimo della scomparsa. Autore nel 1929 di commissioni pubbliche di rilievo per la residenza podestarile di Forlì, Zauli Sajani si forma a Roma fino al 1897 all’Istituto di Belle Arti con Filippo Prosperi, pittore purista. All'ingresso nel nuovo secolo Zauli si confronta con la visione divisionista di Balla, come attestano i due studi in mostra: Ritratto di ragazzaNatura morta con frutta. Il refugium di Edgardo, uomo schivo e poco incline alle relazioni, per sperimentare la “felicità della Pittura” è Velletri, “sua seconda, carissima Patria”, dove diviene l’”Artista” , apprezzato e stimato da un’intera comunità. Da qui egli mantiene relazioni con Forlì, inviando sue opere a mostre in Romagna, o realizzando splendide pergamene celebrative di personaggi illustri (Crispino, Longo, Pedriali, Paolucci di Calboli). La mostra, frutto di studi e ricerche, ricostruisce una carriera d'artista nel contesto in cui si svolse, riportando nella città laziale ben 47 dipinti, in prestito dai Musei Civici di Forlì.


Nel Refettorio del Carmine,  spicca in mostra il grande dipinto Azalea. Ritratto di giovine signora,  memore delle atmosfere boldiniane, medaglia d’oro per la Pittura all’esposizione di Forlì (1907), restaurato grazie ad un contributo di Volscambiente , partecipata del Comune di Velletri. Attraverso gli splendidi Autoritratti ad olio, ben quattro, è possibile seguire la vicenda esistenziale dell’artista, dalla prima gioventù alla maturità; tra i pastelli un magnifico Ritratto della madre,  che richiama suggestioni dal Boccioni di primo secolo, e Il fratello Giulio , personaggio di riferimento per i contatti con Forlì. Notevoli i piccoli dipinti, che catturano scorci  di Velletri (Strada con carretto a vino romano; Strada con arco ) o dei pittoreschi dintorni (La Sipportica a Cori); le vedute en plein air , in cui il forlivese esprime un vibratile, trepidante sentimento dell’Antico (Arco di Tito) e del paesaggio (Casa con albero). 


Le sue attività nella città laziale, restituite dal ricco catalogo, a cura di Marco Nocca sono molteplici: professore di disegno delle Scuole Tecniche, scenografo di film muti qui precocemente prodotti, illustratore di volumi e grafico (sua la Tessera del partito socialista prima della scissione di Livorno del 1921). Direttore della locale Scuola d'Arte e Mestieri dal 1898 al 1935, egli impegna gli allievi artigiani nelle occasioni particolari  in cui la città si presenta all’esterno, restituite dal video in mostra (Esposizione  Agricola e di Zootecnia, 1904;  Arco di Trionfo per l’ingresso di Vittorio Emanuele, 1927;  Festa nazionale dell’Uva, 1930; Visita di Benito Mussolini per l’inaugurazione dell’acquedotto del Simbrivio, 1932) , facendo loro raggiungere  livelli d'eccellenza nazionale: nel 1943 la Regia Scuola d’Arte di Velletri è tra le eccellenze dell’Istruzione Artistica italiana, con un volume dedicato nella collana Le Monnier . Già dal 1935 Zauli si è stabilito definitivamente nella città laziale. In occasione del bombardamento alleato di Velletri del 22 gennaio 1944, il giorno dello sbarco di Anzio, lo studio-abitazione dell’artista, in via Castello viene distrutto. Ai primi di giugno dello stesso anno, Zauli muore a Roma per emorragia cerebrale, ed è ivi sepolto al Verano. Nel 1947, per espressa volontà di un gruppo di cittadini, il pittore viene trasferito nel cimitero monumentale di Velletri, in una tomba terranea in evidenza, costruita con una sottoscrizione, in segno di gratitudine per l’opera di didatta qui svolta; gli viene dedicata una strada nel centro urbano.


Le opere superstiti del maestro, custodite altrove dalla famiglia, vengono donate dalle eredi alla Pinacoteca Civica di Forlì nel 1998 e nel 2003. Tutto il corpus delle opere venne esposto nel 1999 nella mostra Edgardo Zauli Sajani: una donazione, un ritorno, a cura di G. Viroli, rendendo di nuovo possibile la conoscenza di un pittore altrimenti lasciato in ombra. A vent’anni da quella esposizione, nel clima critico odierno di riconsiderazione dell’arte italiana della prima metà del XX secolo, questa mostra mette a fuoco un artista singolarmente solitario, alternamente legato, nella sua epoca, ai linguaggi della pittura della penisola. Il catalogo, con il contributo di specialisti, illustra al contempo la sua vicenda umana, artistica e professionale e propone l’opera sinora rintracciata del maestro forlivese, comprendente le immagini delle opere perdute. Fa da cornice la storia della Regia Scuola d’Arte di Velletri negli anni della Direzione Zauli (1898-1935), con ricca appendice documentaria. 


La mostra resterà aperta ad ingresso gratuito fino a domenica 2 febbraio 2020.


Orari di apertura


dal lunedì al venerdì: 10.00-13.00 / 15.30-19.30
sabato e domenica 10.00-19.30
Tariffe d'ingresso: ingresso gratuito
Visite guidate: il sabato e la domenica, ore 12.00 e ore 18.00.
Gruppi:su prenotazione, a partire da 10 persone, con e-mail a dr.ssa Elisabetta
Rossini, 
rossini.betta@gmail.com 
Sito: https://abaroma.it/2019/12/02/mostra-felicita-della-pittura-edgardo-zauli-sajani-da-forli-a-roma/#


 



Locandina





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